Viaggio ad Amahoro (Burundi) di Davide, Erika e Damiano / Novembre 2008
Siamo tre giovani della Comunità di San Sebastiano in Bellocchi. Ci chiamiamo Davide, Damiano ed Erika.
Da parecchio tempo avevamo nel cuore il desiderio di andare in Africa, per poter conoscere la realtà della missione, dare il nostro contributo e vivere un’esperienza che in ambito parrocchiale ci è sempre stata raccontata, ma che rimaneva a livello di invito e di progetto.
Così ci siamo rivolti al centro Missionario Diocesano, diretto da Don Giancarlo de Santi. Qui ci è stato proposto di andare in Kenia o in Burundi. In entrambe queste nazioni la nostra Diocesi segue dei progetti missionari.
Abbiamo scelto il Burundi, perché ci è sembrato un luogo dove avremmo potuto vedere l’Africa con gli occhi degli Africani. La missione è infatti gestita dalle persone del luogo.
Siamo partiti il 31 ottobre, dall’aeroporto di Bologna, destinazione Gitega: la seconda città del Burundi, ex capitale. Raccontare l’Africa rimane difficile e per capirla veramente bisognerebbe viverci. Il rapporto fra le persone è molto differente da quello al quale siamo abituati. La gente sorride o ride sempre. C’è tanta allegria, nonostante ci sia anche tanta povertà e si debbano affrontare molti problemi. La gente non è volgare e prepotente come purtroppo accade sempre più spesso qui da noi. C’è molto rispetto per le cose e per le persone. La vita non è frenetica, come quella che ci imponiamo. Non importa tanto avere delle cose o sempre più beni, quanto essere felici, conoscere e condividere.
Si ha sempre tempo di fare le cose e contano di più le relazioni umane del rispetto degli orari e dei programmi.
Siamo stati ospitati nella parrocchia di Rukundo, nella casa della Congregazione degli Apostoli del Buon Pastore e della Regina del Cenacolo. Questa Congregazione ha come obiettivo l’aiuto per i più poveri.
I più poveri, qui, sono i Pigmei: una parte della popolazione che vive in maniera veramente misera ed è emarginata dalla società. È stato creato un collegio, nel quale vengono ospitati i ragazzi pigmei, che possono così studiare e integrarsi. Stanno costruendo anche una scuola dei mestieri, una specie di scuola professionale, per dare lavoro a quanti vivono di vagabondaggio, e degli acquedotti per fare arrivare l’acqua il più vicino possibile ai villaggi e risparmiare così molti chilometri a piedi a quanti debbono procurarsela per vivere.
Infatti, per fare un esempio, a Sinini, una comunità religiosa a 25 chilometri da Gitega, vivono un sacerdote, due frati e due cercatori d’acqua, che con la bicicletta e partendo di buon mattino, macinano molti chilometri per cercare l’acqua e riportarla a casa. A volte girovagano per un intero giorno senza trovare nulla, perché, spesso, i ruscelli si spostano e non è semplice ritrovare le sorgenti. Cose incredibili per noi, abituati ad avere quintali di acqua con il semplice gesto del1’aprire un rubinetto. E quanta ne sprechiamo! Là, invece, l’acqua è contata e razionata. A volte, improvvisamente, finisce, magari mentre stai facendo la doccia, come è successo a noi!
Ci siamo trattenuti circa un mese e abbiamo capito che esiste una povertà materiale, ma non spirituale.
Dovremmo imparare da loro a vivere in maniera più essenziale e fraterna. Tutto si è svolto con molta naturalezza, come fossimo a casa nostra, con persone che ci hanno fatto sentire a nostro agio fin dal primo giorno, quasi fossimo amici, anzi fratelli da sempre.
Una volta tornati a casa, ci siamo resi conto di essere cambiati. Non è retorica: è proprio vero. L’Africa chiama e ti interpella con le sue esigenze, condiziona le tue scelte, ti cambia e ti matura.
Abbiamo già in mente delle idee per continuare a sostenere, dall’Italia e da Bellocchi, i progetti d’aiuto e per mettere in contatto culturale i giovani di Gitega con i nostri giovani. È stata fondata una ONLUS, chiamata Urukundo (amore) che ha come obiettivo quello di aiutare i popoli Subsahariani, costruendo delle case per i più poveri e facendo progredire la Scuola dei Mestieri. Più avanti si vedrà. A Davide piacerebbe aprire, a Gitega, una casa di accoglienza per i ragazzi di strada. Occorre sognare in grande, avere un grande cuore e impegnarsi con il meglio di sé.
Con l’aiuto di Dio, i sogni diventano realtà di amore e fraternità.
Turi Kumwu mw’ urukundo! Nell’amore, siamo insieme.
Dimenticavamo: e tu, che leggi, cosa aspetti a partire?